Sono valide in Italia le traduzioni eseguite in Francia?
La risposta a questa domanda è formale: SI.
Capita talvolta -di rado per fortuna- che Enti o dei professionisti Italiani non bene informati esprimano delle riserve nell’accettare una traduzione proveniente dalla Francia motivando il rifiuto con il fatto che tale traduzione ‘non è certificata dal Tribunale’.
Va precisato, prima di tutto, che in materia di certificazione di traduzioni, il sistema francese è molto più pertinente di quello italiano:
In Italia qualsiasi persona (quindi anche un non professionista) può effettuare una traduzione in qualsivoglia lingua e portarla al tribunale per farla certificare da una persona che non può -in tutta logica- conoscere tutte le lingue, e che per ovvi motivi non tenterà nemmeno di leggere il documento -spesso composto da diverse decine di pagine- che le viene sottoposto.
Con il sistema italiano è possibile trovarsi in mano una traduzione effettuata da una persona non competente, certificata da un’altra persona ancor meno competente (in materia di traduzioni).
Con il sistema francese, invece, un traduttore viene abilitato dalla Corte d’Appello della propria circoscrizione, solo se traduce VERSO la sua madrelingua e se ha diplomi e/o esperienza significativi nel ramo linguistico. Vengono inoltre verificate a monte, dalle forze dell’ordine, le sue credenziali come individuo (indagine sulla moralità).
La sua accreditazione è decisa da una Commissione che si riunisce annualmente, la quale è formata da magistrati, dal Presidente della Corte d’Appello, da cancellieri, dal Presidente della Compagnia dei Periti Tecnici (i CTU Italiani), dal responsabile dell’ufficio dei CTU presso la Corte d’Appello e da traduttori più anziani.
Il candidato selezionato presterà giuramento durante una cerimonia solenne e verrà abilitato per un anno (poi due volte due, poi cinque, rinnovabili). Potrà firmare et timbrare da sé le proprie traduzioni, della cui certificazione sarà giuridicamente responsabile.
Il suo futuro come CTU -e di conseguenza la sua abilitazione ad effettuare traduzioni certificate- verrà riconsiderato dalla suddetta Commissione ad ognuna delle scadenze sopra citate.
Tuttavia, per poter continuare ad usare il timbro ufficiale, il traduttore asseverato (o giurato) dovrà rendere conto annualmente alla Corte d’Appello di aver adempiuto a diversi obblighi, tra i quali:
– obbligo annuale di formazione professionale pertinente (con giustificativo)
– obbligo di presentazione di una relazione annuale dettagliata relativa a tutte le perizie svolte
– obbligo di sottoscrizione ad un’assicurazione che garantisca la responsabilità civile professionale
– iscrizione alla Compagnie des Experts (non obbligatoria ma fortemente raccomandata, si tratta di una sorta di Albo dei CTU).
Solamente se queste condizioni di base sono soddisfatte il traduttore potrà continuare a certificare dei documenti, non solo per la giustizia ma anche per i suoi clienti privati (aziende, agenzie di traduzione, privati, Notai, Avvocati, altri Periti Tecnici, Medici, Commercialisti ecc…).
Concretamente, una volta all’anno, dopo aver ricevuto la relazione annuale del traduttore, il servizio CTU della Corte d’Appello rinnova l’iscrizione del nominativo del detto traduttore sulla lista dei traduttori asseverati presso la Corte d’Appello. Tale lista, pubblicata sul sito di tutte le Corti d’Appello della Francia, è altresì ripresa e pubblicata dal sito della Corte di Cassazione.
La presenza di un traduttore sulla suddetta lista è verificabile da chiunque, semplicemente cercando su internet. La pagina relativa ai traduttori di fiducia del Consolato Generale Italiano in Parigi rimanda anch’essa a tale lista.
L’indirizzo del sito web della Corte di Cassazione è:
https://www.courdecassation.fr/informations_services_6/experts_judiciaires_8700.html#experts
La lista ufficiale dei traduttori/interpreti è consultabile anche presso ogni “Mairie” (Comune), “Préfecture” (Prefettura) e “Tribunal” francesi.
Maggiori informazioni sul sito istituzionale francese.
Queste sono le condizioni che fanno sì che un traduttore Francese -al contrario di quello Italiano- possieda il proprio timbro e possa certificare da sé le proprie traduzioni, che hanno pieno valore giuridico in Francia ed all’estero.